La tecnica
Il motivo per cui ci si avvicina al Kyudo è molto vario, per alcune persone è l'aspetto estetico, la perfezione dei movimenti, la forma, per altri è l'aspetto spirituale, seguire la via del Kyudo per scoprire se stessi e i propri limiti. Si comincia per mille motivi, poi sarà la graduale consapevolezza che il Kyudo è come riportato da maestro Inagaki: "SHIN GI TAI" ( unire spirito, tecnica e corpo).
Per i principianti, supervisionati dall'istruttore o da un allievo veterano, é necessario seguire un percorso progressivo e misurato sulle sue potenzialità per arrivare poi a praticare il kyudo nel modo corretto, indicativamente gli step sono questi:
- Elastico
- Trazione dell'arco
- Trazione con la freccia
- Scocco
- Makiwara
- Distanza breve
- Distanza regolamentare
La tecnica di tiro della scuola Heki comprende dieci kata (forme), ognuna di queste forme è indispensabile per la corretta esecuzione del tiro, in seguito una descrizione molto sintetizzata.
Ashibumi, allineamento dei piedi,
Dozukuri posizione in cui l'assetto del corpo è stabile,
Yugamae: una serie di azioni composta da tre fasi Torikake (presa della corda con la mano destra), Tenouchi (presa della impugnatura dell'arco con la mano sinistra) e Monomi (piccola apertura dell'arco mentre si volge lo sguardo verso il bersaglio.
Uchiokoshi: sollevamento dell'arco, con la freccia paralela al pavimento o leggermente puntata verso il basso.
San bun non ni: apertura ulteriore dell'arco mentre si scende e si ferma all'altezza del soppraciglio.
Tsumeai: si procede fino alla massima apertura dell'arco, appoggiando la freccia sotto lo zigomo destro.
Nobia: in questa fase si creano le condizioni ottimali per uno sgancio potente e preciso, grazie a un accurato lavoro di trazione e torsione delle mani a cui partecipa comunque tutto il corpo. Sono gli ultimi secondi prima dello sgancio, in cui si concentra tutta l’essenza del tiro.
Yagoro: è il giusto momento dello sgancio, quando le azioni del Nobiai sono giunte al massimo.
Hanare è il momento dello sgancio in cui la freccia scocca, inizialmente, per volontà dell’arciere grazie al lavoro armonico di mano destra e mano sinistra e ad una corretta tensione del corpo. Dopo anni di allenamento assiduo l’arciere è in grado di sganciare con efficacia, naturalezza per colpire il bersaglio (MATO). Ciò è possibile se la tecnica è vera e corretta e se lo spirito (KOKORO) dell’arciere è sincero. Il kyudo non pone di fronte due contendenti, bensì un arciere di fronte ad un bersaglio, che attesta la corretta esecuzione. In un certo senso si può dire che il kyudoka con la pratica si pone di fronte a se stesso, ai propri limiti, alle proprie potenzialità.
Zanshin è la posizione finale, in cui per un paio di secondi si rimane fermi, con il corpo nella stessa posizione in ci si ha rilasciato la freccia, questo perché se durante il Hanare è stata espressa una forte energia è necessario qualche istante perché si disperda e si esaurisca.
Si tira a piedi nudi su di un pavimento in legno del dojo, in ogni stagione. I bersagli sono situati in un terrapieno coperto, detto AZUCHI. All’inizio della giornata e, soprattutto per i principianti, si tira al MAKIWARA (paglione a distanza di due metri). Questo consente di studiare bene la forma senza la distrazione e l’ansia che può creare il bersaglio. Si usa una freccia in bamboo senza penne. Un allenamento ordinario prevede 100 frecce al MATO, ovvero un bersaglio del diametro di 36cm, di carta di colore bianco, con alcuni centri concentrici di colore nero, posto a distanza di 28 metri. Durante un allenamento completo, ma soprattutto in caso di particolari ricorrenze o in presenza di ospiti, vengono effettuate n. 2 frecce cerimoniali (TAI HAI) al bersaglio : 1 in piedi e 1 in ginocchio.
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fonte testo e immagini:
Mokuroku - Lo spirito del tiro con l'arco in guerra della scuola di Kyudo Heki di Paolo Vila, edizioni IL Cerchio.
Kyudo - la via dell'arco - Manuale Tecnico realizzato a partire da note in insegnamenti del maestro Inagaki di Luigi Genzini, Paolo Villa e Massimo Ramerino.
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